MICHAEL ROBOTHAM E L’ARTE DEL THRILLER
Michael Robotham è uno scrittore di thriller di origine australiana, autore di romanzi di successo come “L’indiziato (The Suspect, 2004), “Il manipolatore” (Shatter, 2008), “Ogni goccia di sangue (Bleed for Me, 2010). Ha iniziato la sua carriera facendo il giornalista e poi si è dedicato al ghostwriting, scrivendo molte autobiografie per personaggi noti del mondo dello spettacolo, tra i quali Geri Halliwell e Ricky Tomlison, per approdare, infine, alla fiction.
L’ISPIRAZIONE ARRIVA DALLA VITA REALE (E DAI BRUTTI SOGNI)
“Non uso mai l’espressione “ispirato a”, ma la maggior parte dei miei romanzi prende spunto da eventi della vita reale. Alcuni di questi li ho trattati quando facevo il giornalista, altri li ho letti sui quotidiani.”
“I giornalisti sanno un po’ di tutto, conoscono molti argomenti, anche se in maniera approssimativa, e la cosa è molto utile quando diventi scrittore.”
“Quasi tutti i miei libri trattano di ragazze o donne in pericolo. Vado a prendere dai miei peggiori incubi – sogni che rappresentano le miei figlie in grave difficoltà, mentre scappano, affogano, cadono, mi chiamano e io non riesco ad aiutarle. Sono incubi comuni, per un padre.”
LA TRAMA? VA CREATA DURANTE LA SCRITTURA
“Non creo la trama prima di iniziare a scrivere e penso che la maggior parte dell’intensità della storia derivi dallo sforzo di non annoiarmi mentre scrivo.”
“Metà del tempo della scrittura lo impiego nel creare il primo terzo del libro, dove introduco i personaggi e imposto la storia. L’ultima parte la scrivo tutta di un fiato. Riesco a capire durante il lavoro se il materiale che ho è buono perché mi si presentano continuamente dozzine di possibili svolte di trama che potrei seguire. Se invece la storia segue un percorso obbligato, allora mi prende il timore di rimanere bloccato prima della fine.”
“Per me è importante non ripetermi mai, e per non scrivere sempre lo stesso libro cambio punti di vista, tempi verbali, ambientazioni, personaggi. Questo mantiene fresca la mia ispirazione come scrittore perché non posso annoiarmi.”
FAI AMARE AL LETTORE I TUOI PERSONAGGI
“Non mi sono mai visto come un puro e semplice scrittore di gialli, che passa il suo tempo a creare la trama del crimine e dell’investigazione. Mi sento più a mio agio nello scrivere di relazioni e di dinamiche familiari.”
“La cosa più importante è che il lettore abbia a cuore i personaggi. Io sono una persona piuttosto emotiva, e questo aiuta. A volte quando scrivo mi commuovo, e metto in imbarazzo le mie figlie quando piango al cinema. Lo faccio anche con i cartoni animati.”
“Molti anni fa ho conosciuto Paul Britton, un brillante psicologo che ha aiutato la polizia inglese in un certo numero di casi importanti. Una delle cose che Paul mi ha insegnato è che tutti hanno segreti. Ognuno di noi ha strati di personalità che tiene nascosti al mondo.”
“Cerco di creare personaggi che vivano una vita reale nella mia immaginazione. Se sembrano veri a me lo sembreranno anche al lettore. Un modo per rendere un personaggio coinvolgente è dargli manie e fissazioni – un modo particolare di parlare o di vestire, o un qualche modo di dire che li riassuma.”
“I personaggi crescono mentre li scrivo”
MICHAEL ROBOTHAM, STEPHEN KING E RAY BRADBURY
“Quando Stephen King ha fatto i complimenti al mio romanzo Life or Death, ho detto a mia moglie: adesso potrei anche ritirarmi, perché il più grande narratore dai tempi di Dickens mi ha chiamato “un maestro”.”
“Un nome sopra tutti: il magnifico Ray Bradbury. L’ho scoperto quando avevo dodici anni e ho divorato le sue fantastiche raccolte di racconti, L’Uomo Illustrato e Cronache Marziane. Ray Bradbury è la ragione per la quale ho desiderato diventare scrittore.”
LA GAVETTA INSEGNA LA DISCIPLINA
“Ho sempre desiderato essere scrittore, fin da quando ero piccolo in Australia e pensavo che non ci fosse più nulla da scrivere perché Mark Twain aveva rubato tutte le trame migliori.”
“Il “ghostwriting” mi ha insegnato la disciplina e mi ha permesso di dimostrare a me stesso che avevo la pazienza e la resistenza per passare lunghi periodi a lavorare da solo, motivandomi a tornare alla tastiera del computer invece che perdermi a fare un milione di altre cose. Inoltre, abituandomi a scrivere con la voce di altri, gli “autori” ufficiali per i quali scrivevo, ho imparato a catturare la voce del personaggio, le sue peculiarità.”
“Ho scritto quindici “autobiografie” su commissione. Scrivere romanzi è più difficile perché devi combattere con la tirannia della pagina vuota. Il ghostwriter ha già il soggetto e le fonti a disposizione.”
DOVE SI NASCONDE MICHAEL ROBOTHAM PER SCRIVERE
“Recentemente ho cambiato casa e quindi ho cambiato il luogo dove scrivo. Prima avevo uno studio nel seminterrato, che le mie figlie chiamavano “Il pozzo della disperazione di papà”. La mia nuova stanza per scrivere è a livello del mezzanino. Le ragazze stanno cercando un nome per il mio nuovo luogo di lavoro, e il migliore per adesso è “Il mezzanino dell’infelicità di papà”.”
Sito ufficiale di Michael Robotham
Alcune interviste con Michael Robotham (in inglese)
The Bookseller
Liz Loves Books
Bookpage
Chris High
Crime Fiction Lover