GOLIATH, UN LEGAL THRILLER IN SALSA NOIR
Goliath è una serie televisiva americana che racconta la sfida tra un avvocato geniale caduto in disgrazia e vittima dell’alcolismo e un grande studio di avvocati (il “Golia” del titolo) che difende un’azienda di armamenti militari pericolosa e senza scrupoli. Autori sono Jonathan Shapiro e David E. Kelley, un veterano della scrittura televisiva che presto si cimenterà nell’adattamento del romanzo Mr. Mercedes di Stephen King. Entrambi conoscono bene le regole della narrazione ambientata nelle aule dei tribunali, avendo lavorato in serie TV come Boston Legal e The Practice – Professione avvocati (tutte e due create dallo stesso Kelley).

GLI ANTIEROI NELLA TV DI OGGI
La serie ha una scrittura solida da thriller giudiziario vecchia maniera, mentre lo stile si avvale di sfumature noir utilizzate da molte serie di successo degli ultimi anni, dove i protagonisti risultano moralmente controversi (ad esempio: Breaking Bad, True Detective, The Night Of). Una combinazione, quindi, tra il dramma di ambito giudiziario e la storia di un antieroe.
“Abbiamo scritto la parte del protagonista in modo appassionato perché crediamo che le persone con grandi difetti siano molto umane e che ci siano in loro qualità da ammirare e amare. Penso che ci saranno spettatori che discuteranno tra loro se il personaggio di Billy McBride sia buono o cattivo. Di sicuro è un protagonista diverso da quelli che ho sempre avuto nelle mie serie. Di solito era sempre evidente chi fossero i buoni e cattivi. Questa volta saranno gli spettatori a decidere.” (David E. Kelley)
Ci sono molti punti di contatto tra Goliath e la serie di successo della HBO The Night Of, trasmessa quasi in contemporanea, proprio questo autunno. Entrambe hanno come protagonista un avvocato la cui vita relazionale e economica è un disastro, con problemi di salute, che sviluppa un rapporto affettivo con un animale che non è di sua proprietà e che si ritrova a combattere nel caso più importante della sua carriera contro un avversario testardo e appassionato di musica classica. Il fatto è che i legal thriller che hanno emarginati e sconfitti come protagonisti sono spesso molto simili nelle caratteristiche di base dei personaggi e delle trame, anche se questo, come accade anche nei gialli, non sembra stancare troppo lo spettatore o il lettore.
“L’ultima serie che ho guardato è stata The Night Of, e mi ha molto affascinato.” (David E. Kelley)

DAVID VS. GOLIATH
“David E. Kelley e io volevamo fare una serie sul mondo giudiziario del ventunesimo secolo, guardando allo stato delle cose, alle motivazioni di coloro che sono coinvolti nei tribunali, alla pressione a cui sono sottoposti e di come ciò li condizioni, e di cosa questo ci dice riguardo al nostro paese.” (Jonathan Shapiro)
Come indicato dal titolo, e sottolineato in un paio di dialoghi, il modello di base della storia è quello biblico di Davide (l’eroe) contro Golia, declinato in ambito giudiziario: piccoli avvocati alle prese con avversari molto potenti e un obbiettivo quasi impossibile da raggiungere. Il riferimento è a film come Il verdetto (1982), A Civil Action (1998), Codice d’onore (1992), L’uomo della pioggia e ovviamente ai romanzi di John Grisham.
“Abbiamo preso un po’ ispirazione da Il verdetto, perché è un film che abbiamo amato molto entrambi. Ci piaceva l’idea di questo piccolo Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.” (David E. Kelley)
SFRUTTARE AL MASSIMO IL FORMATO
La serie Goliath, prodotta da Amazon, mescola l’esperienza commerciale di David E. Kelley con le possibilità espressive della trasmissione in streaming legata alla piattaforma Amazon.
“Io e Jonathan [Shapiro] abbiamo lavorato insieme per The Practice e Boston Legal, ci piaceva molto scrivere quelle serie, ma ci sentivamo un po’ limitati dal fatto di dover iniziare ogni settimana un nuovo episodio da zero, e di avere solo 41 minuti a disposizione per raccontare una storia.” (David E. Kelley)
“La cosa più rilevante che noti immediatamente è che non hai bisogno di fare episodi autoconclusivi, quando lavori per uno streamer come Amazon, e non ci sono le interruzioni pubblicitarie a determinare la fine di ogni atto, e questa è una cosa importante. Puoi fare puntate di 60 minuti. Non ci sono limitazioni creative, c’è più libertà.” (David E. Kelley)
“Quando hai attori come William Hurt e Billy Bob Thornton, molto raffinati e pieni di sfumature in una recitazione che a volte procede in modo lento ma affascinante, è una gran cosa poter rimanere su di loro e vederli mettere in atto la loro arte. In una trasmissione televisiva tradizione, con atti di sei minuti, alcune di queste scene sarebbero state abbondantemente tagliate. C’è in questo formato che usiamo per Goliath la possibilità di esercitare una pazienza che si trasforma presto in divertimento.” (David E. Kelley)
“È strano come, grazie a tutti i cambiamenti tecnologici e ai canali in streaming, siamo in condizione di fare ciò che faceva un tempo Dickens. Tutti i suoi romanzi erano serializzati. Leggevi un capitolo e poi, la settimana successiva, ne leggevi un altro. E ognuno di essi doveva finire in modo coinvolgente, magari con un colpo di scena, e i personaggi dovevano davvero essere coinvolgenti, altrimenti il lettore avrebbe smesso di seguire la storia.” (Jonathan Shapiro)

EFFICACIA DELLA SINTESI NEL RACCONTO
Oggi alcune serie americane (e Goliath tra queste) tendono a essere più brevi, otto o dieci puntate per stagione, come accade per quelle europee, e questo permette una maggiore qualità nella realizzazione.
“Parlavamo delle nuove serie britanniche che stavamo vedendo, e pensavamo quanto fossero fortunati ad avere solo otto o dieci episodi su cui concentrarsi e attraverso i quali sviluppare nel profondo i personaggi.” (Jonathan Shapiro)
“In origine abbiamo pensato a una serie di tre stagioni. Magari di più, magari di meno. Ma se ci avessero detto che potevamo fare solo un anno, per noi sarebbe andato bene. Abbiamo materiale per raccontare una storia in otto puntate e se questo poi dà spazio a una seconda stagione, tutto di guadagnato.” (David E. Kelley)
“Una serie non deve essere pensata per essere trasmessa per l’eternità. Se funziona bene per una stagione o due o tre, presenta comunque delle storie degne di essere raccontate.” (David E. Kelley)
“Uno degli inconvenienti della TV classica è che la narrazione non è delle più efficaci a causa del fatto che non puoi essere sicuro che il tuo spettatore abbia visto gli episodi precedenti. Perciò li devi ogni volta aggiornare, inserendo un parte riassuntiva che permetta a tutti di essere al passo con lo sviluppo della trama. Qui, invece, [lavorando per committenti come Amazon o Netflix], scrivi con il presupposto che lo spettatore sia interessato fin dall’inizio alla serie nel suo insieme, che ne guardi ogni singolo minuto, e non devi occupare spazio prezioso con riassunti e ripetizioni. Come risultato, hai tempo per esplorare la storia più a fondo.” (David E. Kelley)
BILLY BOB THORNTON
L’attore, nella parte del protagonista di Goliath, è in ottima forma. La TV si è dimostrata un buon mezzo espressivo per lui, come si è già verificato nella serie Fargo.
“Non abbiamo scritto la parte specificamente per Billy Bob Thornton, ma dopo la prima settimana di riprese, non potevamo immaginare nessun altro nel suo ruolo.” (David E. Kelley)
“Questa è la cosa bella di Amazon e Netflix e della HBO: puoi fare quello che si faceva prima con il cinema indipendente. Perché il mondo del cinema indipendente è sparito. Adesso puoi fare le stesse cose in un formato che ti dà più spazio per sviluppare i personaggi. L’ho già detto, ma quando facevamo Fargo era come girare un film indipendente da dieci ore.” (Billy Bob Thornton)
WILLIAM HURT
Mentre il ritratto che Billy Bob Thornton fa del protagonista è abbastanza naturalistico, anche se rientra nei canoni dell’hard boiled, il personaggio di Cooperman, l’antagonista portato sulla scena da William Hurt, è più stilizzato e viene calato in atmosfera quasi sovrannaturale, un po’ lynchiana. La mescolanza tra questi due stili opposti è interessante ma non di facile esecuzione, e a volte la parte dedicata ai “cattivi” risulta un po’ sopra le righe.
“Il personaggio interpretato da William Hurt si presenta certamente come un mostro, e rimane fedele a molte di queste sue caratteristiche demoniache. Ma man mano che la storia procede, si rivela sempre più come fragile e umano.” (David E. Kelley)

Alcune interviste (in inglese) con gli autori di Goliath:
Collider
Hollywood Reporter
Moviefone
Decider